DA Ra GRAN-A ËD meria A Ra Polenta
IL GRANO
IL GRANO (Ël gran)
Il grano è un genere delle famiglie graminacee (Triticum) originario della Mesopotamia, cioè l’area compresa tra il Mar Mediterraneo, il Mar Caspio e il golfo Persico, denominata “Mezzaluna fertile”. La sua coltivazione risale al 12.000/10.000 a.C.
Con la mummia di Oetzi, ritrovata nel 1991 sul monte Similaun, nel Trentino Alto Adige, sono stati rinvenuti anche residui di cereali che risalgono al 3.500 a.C.
La mummia di Oetzi ancora parzialmente sepolta nel ghiaccio.
LA COLTIVAZIONE NEL TEMPO
Il grano, nelle varietà più antiche, era coltivato correntemente presso gli egizi, grazie alle periodiche inondazioni del Nilo che rendevano fertile il terreno.
Anche nel medioevo la coltivazione del grano fu ampiamente praticata
Le cinque principali specie di grano:
1 – GRANO TENERO (triticum aestivum)
La spighe generalmente si caratterizzano per la quasi assenza della resta. Nell’area Poirinese erano coltivate le varietà denominate Tevere, Padoan e San Pastore (di cui a lato immagine della spiga).
2 – GRANO DURO (triticum durum)
La spiga è caratterizzata dalla presenza di lunghe reste.
3 – FARRO GRANDE (triticum spelta)
4 – FARRO PICCOLO (triticum monococcum)
5 – FARRO MEDIO (triticum dicoccum)
LA PREPARAZIONE DEL TERRENO
Per procedere alla semina era necessaria la preparazione del terreno che comportava le seguenti operazioni: concimazione, aratura, erpicatura.
LA CONCIMAZIONE
La concimazione veniva effettuata anche a spaglio, con concimi granulari sempre di origine naturale.
L’ARATURA
Lavorazione che ha lo scopo di frantumare il terreno, aerarlo e renderlo ospitale per le piante coltivate. L’aratura (laurura) veniva eseguita con l’aratro (slòira o arà) trainato da animali, buoi o cavalli.
L’ERPICATURA
Operazione che aveva lo scopo di spianare e sminuzzare il terreno smosso dall’aratro. L’erpicatura (erpiura) veniva eseguita con erpici (erpi) di varia foggia a seconda del tipo di lavorazione da effettuare.
Vi erano l’Erpicatura frangi zolla con erpice fisso e telaio in legno.
E l’erpicatura con erpice a disco a traino animale.
Nell’area di Poirino, un tempo paludosa, la preparazione del terreno avveniva in modo particolare, cioè nel cosiddetto metodo “a porca” (preus) che prevedeva strisce di terreno rialzate a schiena d’asino tra due solchi in modo da facilitare lo scolo delle acque e la successiva mietitura a mano. Per fare ciò si usavano aratri e erpici particolari.
Aratro (slòira) a doppia orecchia (crin) per tracciare i solchi delle porche.
Erpice a larghezza regolabile (crin-a o foin) con bracci incurvati per erpicare sulle porche (preus).
LA SEMINA (sëmna)
La semina si faceva a mano, a spaglio, con il seme tenuto in un contenitore (gorbela) tenuto al braccio, mentre con l’altra mano il contadino prendeva una manciata di semi che poi lanciava davanti a sé in ampio semicerchio, mentre avanzava.
Poi furono inventate le seminatrici a trazione animale
Dopo la semina si procedeva ad una ulteriore erpicatura
finalizzata a interrare il seme e a livellare il terreno. Seguiva infine la rullatura per rendere compatto il terreno. L’operazione veniva eseguita con un apposito rullo denominato robat.
Esemplare di erpice snodato in ferro (erpi) normalmente utilizzato per questa operazione.
Rullo (robat), in cemento.
GERMINAZIONE (Butà) E CRESCITA DEL GRANO
I semi del grano in condizioni climatiche ottimali germinano in circa 20-25 gg.
SARCHIATURA (sarbiura) DEL GRANO
Per liberare le pianticelle in crescita dalle erbe infestanti e migliorarne la radicazione, si rendeva necessaria la sarchiatura che veniva effettuata con attrezzi manuali (sarbiòt) o con apposito macchinario (sarbiòira).
Oggi nelle coltivazioni intensive viene sostituita con l’utilizzo di diserbanti chimici.
La sarchiatrice (sarbiòira) poteva essere a traino animale o semplicemente umano.
Le infestanti arrivate a maturazione venivano invece eliminate manualmente con il falcetto (faussèt).
INFESTANTI DEL GRANO
Le infestanti quali l’avena selvatica, il loglio infestante o zizzania e la coda di volpe, che arrivavano a maturare con il grano, venivano eliminate in quanto la presenza dei loro semi, rimasti anche dopo la vagliatura, avrebbe compromesso la qualità del grano.
MIETITURA (mësson)
Quando il grano giungeva a maturazione, si procedeva a falciarlo manualmente o con macchine. I covoni (gerbe) ricavati si legavano utilizzando gli steli stessi intrecciati oppure appositi lacci (liasse) con l’aiuto del cavigliatore (cavija).
TRASPORTO E STOCCAGGIO
I covoni, in attesa del trasporto in cascina, per essere preservati dalla rugiada o dalla pioggia, venivano ammonticchiati a gruppi di 10 o 12 fino a formare un mucchio (barca). I covoni, trasportati in cascina, si ammassavano intorno a un palo centrale (amborlé) in biche (borle), in attesa della trebbiatura oppure si ricoveravanonel fienile (travà).
TREBBIATURA (Airura) MANUALE
Nel passato diversi sono stati i metodi di trebbiatura manuale: a calpestio con animali o persone, a battitura con bastoni o correggiati, a rullo (robat) con traino umano o animale. Prima della battitura era necessario impermeabilizzare e livellare l’aia; questa operazione veniva fatta spargendo con ramazze una poltiglia di acqua e sterco bovino (buse). Questa asciugando si solidificava e formava una superficie compatta che attenuava il problema della polvere. Si stendevano poi i covoni per la battitura, generalmente in circolo.