GRINZA Giuseppe

   Sono nato a Poirino il 25 marzo 1941. Sposato, due figlie. Ho alle spalle una storia abbastanza fortunata che mi ha permesso, fin dalla giovinezza, di affrontare un lungo ciclo di studi (dai classici ai filosofici e teologici) realizzato in varie parti d’Italia capitalizzando un ricco patrimonio di conoscenze ed esperienze. In Piemonte, a 27 anni, ho completato il ciclo con approfondimenti psicologici e pedagogici alla SFEP (Scuola di Formazione per Educatori Professionali) di Torino e infine mi sono immerso nel mondo del lavoro, dapprima come operaio, poi come educatore specializzato e infine come insegnante di Religione all’Istituto Professionale Plana di Torino, scuola in cui ho insegnato fino alla pensione, conseguita all’età di 65 anni.

    Ho iniziato a scrivere proprio al momento del pensionamento, dedicandomi alla scrittura per puro piacere personale e senza alcuna ambizione di entrare nell’Olimpo letterario, piacere che conservo integro tutt’ora anche se qualche mio libro ha raggiunto casualmente un pubblico più vasto. C’è chi gioca a bocce e chi coltiva l’orto: io mi dedico alla scrittura. Non mi considero (lo dico senza falsa modestia) uno scrittore in senso classico ma semplicemente uno che scrive. Poi a forza di creare storie e riempire di manoscritti la mia libreria, ho elaborato un stile personale che è comunque la sintesi di mille altri stili interiorizzati inconsapevolmente in tanti anni di lettura. Lettura di libri, intendo: non certo quella veloce e distratta delle comunicazioni sul cellulare che caratterizzano la nostra stagione, capaci di sintetizzare (rendendolo banale) un sentimento magari profondo con una faccina sorridente. Perché la scrittura è principalmente figlia privilegiata (oltre che di una dote naturale di fondo) di tante letture e lo stile che la caratterizza ne  è la sintesi. Devo anche aggiungere che la mia è una scrittura di restituzione, nel senso che ho avuto nella vita grandi maestri che mi hanno aiutato a crescere, a realizzarmi come uomo e, in vecchiaia, a reinventarmi come uno che scrive restituendo qualcosa di ciò che mi è stato insegnato.   

    Prima di addentrarmi in una veloce presentazione di alcuni  dei miei libri (ritratti nella foto) desidero specificare che – pur avendo scritto una manciata di poesie – non mi considero un poeta. Scrivere poesie ed essere poeta sono due cose che non sempre coincidono. In me, ad esempio, non si sono realizzate.

    I libri presentati in copertina sono solo alcuni tra quelli che ho scritto. Eccone una breve presentazione.

    LA SAGA DI DON PRUSÒT

    Per ora sono usciti, per i tipi della Baima-Ronchetti & C.  tre volumi, altri sono già pronti o in preparazione e sonnecchiano nella mia libreria. Le copertine sono state realizzate dall’amico pittore Silvio Valsecchi da Milano. Sono convinto che siano i personaggi a cercare l’autore e non viceversa. Quello di don Prusòt è nato per caso in una notte insonne in cui leggevo un libro di tutt’altro argomento. Improvvisamente ho chiuso il testo, preso carta e matita e di getto è nato l’incipit del primo volume, guidato dal caso o se si preferisce dall’ispirazione. In quel momento non sapevo assolutamente dove sarei finito, tantomeno potevo immaginare che ne sarebbe nata una serie.

    Don Prusòt è di fede e appetito vigorosi, amante delle quiete digestioni e dei sonni tranquilli. Un prete né santo né dannato: semplicemente normale, con tutti i pregi e i difetti dell’uomo qualunque. Scrivendo, mi sono accorto che ne veniva fuori la classica figura di prete della mia infanzia (i romanzi sono ambientati negli anni cinquanta con qualche sporadica sforatura nei sessanta), prete dalle caratteristiche religiose ben inquadrate in una solida visione tradizionalista e, quindi, teologicamente dogmatica. Attraverso la narrazione delle sue vicende (soprattutto disavventure) emerge una critica all’impostazione religiosa di quell’epoca lontana, impostazione che ha segnato non solo quei tempi ma anche quelli successivi, cioè i nostri. Il tutto senza voler essere a mia volta dogmatico e, soprattutto, narrato coi toni rassicuranti dell’ironia.

 Vediamoli ora nei dettagli.